A Sirmione, nella zona centrale della parte meridionale del Garda, dietro il nome di Grotte di Catullo, si celano in realtà i resti di una villa di epoca romana, il reperto più imponente in quanto a struttura di edificio privato di carattere signorile dell’Italia settentrionale. Se è vero che il poeta latino Catullo ha avuto una proprietà nel territorio di Sirmione, non è per nulla certo che questo complesso sia quello appartenutogli.
Grazie all’opera di scavo e restauro iniziata tra le due guerre e che si è conclusa solo in tempi più recenti, è stato possibile identificare il progetto unitario che soggiace alla costruzione dell’intero complesso, ordinato e simmetrico nelle rispondenze e nella gestione degli spazi. La villa a pianta rettangolare copre una superficie di oltre due ettari la cui edificazione aveva imposto grandi lavori di livellamento del suolo.
Al momento lo stato di conservazione del piano nobile è piuttosto danneggiato, mentre le parti del piano intermedio e le costruzioni alla base risultano le meglio conservate. L’edificazione della villa si colloca durante l’età augustea, ovvero tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. mentre l’abbandono della struttura sembra risalga al IV secolo, epoca oltre la quale la villa non risulta più abitata e periodo nel quale iniziano i primi crolli e cedimenti dell’impianto strutturale.
Le grotte sono raggiungibili solamente a piedi con una passeggiata di circa 1 km dal castello di Sirmione, oppure con un trenino autorizzato che è possibile prendere di fronte all’ingresso delle Terme di Sirmione.
Poco lontano dall’area archeologica sorge il Museo, precisamente in piazzale Orti Manara che è aperto con gli stessi orari. Per maggiori informazioni è disponibile la pagina web dedicata del sito archeologico